Il divino Amen

Nella tappa precedente (Cfr. “Dal Suono... al Verbo divino”) abbiamo rivisitato il “ventaglio” di significati che la tradizione religiosa orientale attribuisce alla sillaba sacra per eccellenza... il suono “Om”... e abbiamo osservato alcune marcate corrispondenze con il concetto teologico del Logos-Cristo, che è posto a fondamento del Vangelo di Giovanni. 
Un'ulteriore analogia balza agli occhi se si osserva come, nella tradizione induista, il suono Om venga celebrato all'inizio e alla fine di una preghiera, di una meditazione, di un canto... come anche al termine della recitazione di un mantra, o dopo aver letto un brano di un testo sacro... assumendo il significato di “sì, così è”.
Questo è ciò che rileva, tra gli altri, anche il noto teologo cattolico R.Panikkar, che evoca pertanto l'affinità della sillaba sacra Om con il termine biblico Amen  (R.Panikkar, “I Veda” Vol.II, 2001 RCS Milano, p.1125).
Questa affinità è rilevabile sul piano semantico, ma non solo...
Om è infatti una contrazione di Aum (in sanscrito il dittòngo “Au” può infatti essere pronunciato “O”)... ed è evidente come Aum sia anche "sonoramente" vicina al biblico Amen.
Percorrendo questo ideale “ponte” di collegamento, costruito sia su basi semantiche che fonetiche, possiamo dunque far ritorno nel cuore della tradizione biblica, dove incontriamo la radice consonantica ebraica “mn” (indicante ciò che è solido, certo, sicuro) che è all'origine del vocabolo amen, usualmente tradotto con le espressioni "certamente", "in verità", "così è" (riferita al passato) e "così sia" (riferita al futuro).

All'interno dell'Antico Testamento, è significativo osservare il passaggio nel quale il profeta Isaia scrive “Chi vorrà essere benedetto nella terra, vorrà esserlo per il Dio fedele (Is 65,16).
In questo caso, il termine "fedele" è la traduzione dell'ebraico "amen", per cui dal testo originale isaiano si evince il messaggio che Jahvè è il Dio-Amen, cioè il Dio di verità che resta fedele alle sue promesse.
Poi, nel Nuovo Testamento l'Amen di Dio è Gesù Cristo, perché è attraverso di Lui che il Padre Nostro realizza le sue divine promesse:
Gesù non soltanto trasmette la Parola divina ma, ancora di più, è Lui stesso il Verbo (Gv 1,1) e, in quanto tale, Lui è il supremo “Amen, il Testimone degno di fede e veritiero” (Ap 3,14).

In queste ultime tre tappe, abbiamo dunque compiuto un percorso “in parallelo” che ci ha permesso di evidenziare i punti di contatto tra i concetti teologici diversi, ma comunicanti, del Cristo-Amen... e dell'Om-Aum... fino a riconoscere una "corrispondenza" nel fatto che, nelle due tradizioni religiose, queste parole sacre vengono utilizzate anche quale formula conclusiva delle preghiere, a significare sia l'approvazione dell'orante, sia il suo confidare nell'esaudimento della preghiera stessa da parte di Dio.
Rinviando in particolare al post "l'ex anello mancante" (nel mio blog "Diario di un monaco, discepolo di Swami Roberto") quanti vogliono ulteriormente approfondire questo specifico argomento nella peculiare prospettiva cristiana-ramirica fondata sugli insegnamenti di Swami Roberto... noi proseguiamo adesso il nostro viaggio focalizzando la nostra attenzione sulla dimensione della preghiera e, in particolare, su una delle sfacettature legate alla sua celebrazione "sonora".



Segue: Mente e Suono... che si fanno preghiera

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Glossario:
- Veda. In sanscrito il termine Veda significa “sapienza”. I Veda costituiscono la rivelazione (śruti, letter. “audizione"). Secondo la tradizione hindū, infatti sarebbero stati redatti dai rsi (poeti ispirati, veggenti) in seguito a una rivelazione divina (o autorivelazione, secondo la tradizione più ortodossa) ottenuta durante uno stato di profonda meditazione. (Cfr. K.Friedrichs, Dizionario della saggezza orientale, Mondadori, Milano 2007, p.457)