Nell'ambito di questo mio viaggio apro oggi una parentesi per raccontarvi un momento del mio passato che non potrò mai dimenticare... ovvero il giorno in cui, oltre trent’anni fa, mi recai dal medico del mio paese per conoscere l'esito degli esami ai quali si era sottoposto mio papà Vasco, che nelle settimane precedenti aveva accusato una tosse persistente e un generale deperimento fisico.
Nell’attesa di quel responso medico, mia mamma aveva chiesto aiuto a Swami Roberto ottenendo questa risposta:
“Il medico vi dirà che non ci sono più speranze, che la massa tumorale ha intaccato entrambi i polmoni e non è operabile, che a Vasco restano non più di due o tre mesi di vita… ma voi non rassegnatevi! Unitevi alle mie preghiere, e vedrete che si riprenderà e potrà tornare a lavorare nei suoi campi”.
Poiché in quel periodo Roberto era per me un giovane di cui i miei genitori mi parlavano di continuo, ma che non era ancora entrato nella mia vita [come già ebbi modo di raccontare nel mio blog "Diario di un monaco, nel post: "il mio incontro con Swami Roberto" ]… a quelle parole io avevo reagito con una sostanziale perplessità, che però svanì clamorosamente quel mattino nel quale mi trovai davanti al medico, e lo sentii ripetere le esatte parole che Swami Roberto aveva preannunciato a mia mamma.
La situazione in cui mi trovai fu paradossale: via via che il medico mi comunicava la drammatica diagnosi “tumore ad entrambi i polmoni… inoperabile… potrà vivere due o al massimo tre mesi”, io fui come invaso da quella forza che evidentemente già sosteneva mia mamma, e che sentivo crescere anche dentro di me via via che il medico parlava, ripetendo con incredibile precisione le parole di Swami.
Mi trovai così a vivere un’esperienza razionalmente assurda perché, pur se il medico mi diceva che per mio papà non c’era più nulla da fare, io mi sentivo tutt'altro che angosciato: da un lato ero sbalordito nel constatare quella straordinaria “corrispondenza” con ciò che Swami mi aveva preannunciato, e dall’altro mi sentivo confortato, perché sapevo che le sue parole conclusive erano state una porta spalancata alla speranza: “tornerà a lavorare nei suoi campi”.
Nei giorni che seguirono, tutto quel che accadde assunse per me i connotati di un chiaro “faccia a faccia” con il Soprannaturale , che continuò a mostrarsi attraverso il miracoloso miglioramento delle condizioni di salute di mio papà (come già ebbi modo di raccontarvi nel mio “diario di un monaco”).
Con il senno di poi quelle parole, preannunciate da Swami Roberto e ripetute alla lettera dal medico del mio paese, io oggi le ricordo come il “suono” attraverso il quale il miracolo bussò con forza alla porta della mia vita.
Ricordando quell’evento straordinario, che segnò uno dei fondamentali punti di svolta della mia personale storia interiore, posso osservare come in quell'occasione il Soprannaturale si sia manifestato nella mia vita palesando i due elementi costitutivi del Miracolo di cui vi ho parlato nella precedente tappa di questo mio viaggio... vale a dire “la promessa divina e la sua attuazione”... perché fu proprio in questo senso che io lessi l'aiuto miracoloso che mio papà ricevette grazie a Swami Roberto nel momento in cui, a dispetto delle drammatiche previsioni mediche, constatai la rapidità con la quale mio papà superò i suoi gravi problemi di salute fino a tornare “a lavorare nei suoi campi”... come le parole di Swami mi avevano preannunciato.
Segue: Il "miracolo" nella tradizione ebraica
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