La personificazione della Sapienza divina

Rivisitando alcuni “connotati” del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, così come sono descritti nella Bibbia ebraica, abbiamo tra l'altro osservato che Jahvè non resta lontanamente isolato nella sua trascendenza, ma comunica con l'essere umano manifestandogli la sua divina presenza e rivolgendogli la sua “Parola” (Vedi la tappa: “Dābār Jahvè).
Il Dio biblico parla dapprima ai patriarchi, e poi a Mosè e agli altri profeti della tradizione ebraica, attraverso i quali Lui guida il popolo facendogli anche riconoscere il suo divino disegno, nascosto tra le “pieghe” degli avvenimenti della storia.
In modo soprannaturale, la divina Parola “invade” dunque i profeti ispirando in loro il messaggio da portare agli israeliti, ed è questo il “ponte” di comunicazione tra il Dio trascendente e la realtà degli uomini... sul quale si inserisce anche il concetto giudaico di “sapienza” (in ebraico hokmah, poi tradotto nel greco sophia).
Le pagine dell'Antico Testamento ci raccontano che la Sapienza divina si rivolge direttamente al cuore dei credenti (Cfr. Prov 8,1-21. 32-36; Sap 7-8) per insegnare loro come condurre l'esistenza, e anche per rivelare la presenza e il significato dei segni divini.
Nella concezione biblica i “sapienti” sono in comunicazione diretta con Jahvè, perché la Sapienza è intesa come un suo dono, una luce trascendente che da Lui si effonde per pervadere i cuori delle persone devote, illuminando le loro anime, e penetrando anche nel cosmo e in tutte le sue meraviglie.
Dalla sua Sorgente trascendente, la Sapienza divina si fa dunque immanente e, come scrive l'autore biblico, essa è “effluvio della potenza di Dio, emanazione genuina della gloria dell'Onnipotente (…) riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e immagine della sua bontà (…) Pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso i secoli, passando nelle anime sante, prepara amici di Dio e profeti” (Cfr. Sap 7,24-27).
In svariati brani dell'Antico Testamento, la Sapienza divina è anche personificata:
Alcuni testi (Cfr. Prov.8; Sir.24; Sap. 7-9.) la presentano accanto a Dio, preesistente al “creato”, partecipe dell'opera divina della creazione e ordinatrice dell'universo, nonché discendente tra gli uomini per abitare in mezzo a loro e condurli a Dio.
Con l'avvento dell'era cristiana, questa Sapienza personificata viene così intesa anche come prefigurazione della Parola divina incarnatasi in Gesù, in una riflessione teologica alla quale l'evangelista Giovanni darà sublime espressione nel suo celebre Prologo del quarto Vangelo, incentrato sul “Verbo (in greco “Logos”) che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).



Segue: Un concetto religioso “trasversale”: è la Parola divina che porta ogni cosa all'esistenza

Vai al GPS