Un concetto religioso “trasversale”: è la Parola divina che porta ogni cosa all'esistenza

Nella tappa precedente ci siamo intrattenuti con la Sapienza divina personificata che, come si può per esempio leggere nel grande prologo introduttivo al Libro dei Proverbi (Pr 8,22-30), è presente in Dio dall'Eternità, e nello stesso tempo opera insieme a Lui nella creazione.
Si tratta di un concetto teologico al quale l'evangelista Giovanni “fa eco” nel celebre Incipit del suo Vangelo, quando usa il termine Verbo (“Logos” nel testo greco originale) per scrivere: “In principio era il Verbo”, “Egli era, in principio, presso Dio”, “tutto è stato fatto per mezzo di lui” (Cfr. Gv 1,1-3).

Il quarto evangelista ci dice che, manifestando il “tutto” della realtà materiale, Dio ha fatto esistere al di fuori della propria Sostanza ciò che già era nel Suo Pensiero-Parola sussistente, cioè in quel Verbo che funge dunque da mediatore tra il Dio trascendente e l'universo “creato”, cioè “partorito” da una preesistente Realtà divina.
Questa ben nota concezione neotestamentaria, che evidenzia il fondamentale ruolo creativo della Divina Parola personificata nel Verbo-Cristo, trova riscontro anche in tutt'altro universo religioso, come ci si può facilmente rendere conto leggendo alcuni versetti tratti dalla tradizione vedica:
In vari brani Prajapati (cioè il “Signore della Creazione”) viene infatti posto in relazione con la divina Parola (in sanscrito Vāc) in un modo “assonante” con l'Incipit giovanneo, al punto che i due Testi sacri possono essere letti praticamente in parallelo:

Gettando poi uno sguardo nei Brāhmana* (i testi religiosi appartenenti alla letteratura vedica, scritti in sanscrito nel IX-VI a.C.) il concetto della divina Parola creatrice viene così ribadito:
« Questo [in principio] era il solo Signore dell'universo. La sua Parola era con lui. Questa Parola era il suo secondo. Egli contemplò. Egli disse: «Libererò questa Parola, così che ella produrrà e creerà tutto questo mondo» (Tāndya-mahā-brāhmana, XX,14,2).
In altri testi, leggiamo poi che Vāc (la Parola divina) “è la prima manifestazione dell'Assoluto, dal quale scaturì” (Cfr.Brhadāranyaka-Upanisad I,3,21; IV,1,2)Vāc è veramente “il grembo dell'universo” [Aitareya-brāhmana II,38 (X,6)] perché “per mezzo di quella sua Parola, per mezzo di quel Sé, egli (Dio) creò tutto questo, tutto ciò che c'è” (Śatapatha-brāhmana X,6,5,5).
Anche qui, mettendo in parallelo la conclusione di questo brāhmana con il 3° versetto dell'Incipit giovanneo, troviamo una evidente corrispondenza:

Considerando come il Vangelo di Gv sia stato scritto parecchi secoli dopo l'epoca di stesura dei Veda e dei Brāhmana... c'è chi potrebbe pensare che il Prologo del Vangelo di Giovanni, cardine fondamentale della teologia neotestamentaria, sia stato in qualche modo “influenzato” dalla tradizione vedica.
In realtà, il concetto della divina Parola creatrice è un concetto religioso trasversale, che si trova anche all'origine del Testo biblico, e precisamente nel primo capitolo della Genesi.
Nella sua versione definitiva, la Genesi è datata dagli studiosi all'incirca nel VI-V secolo a.C., ma tale versione è il frutto di tradizioni ancora più antiche, databili ad un'epoca che è dunque grossomodo equivalente a quella dei testi orientali sopracitati.
Così, si può parlare non tanto di “influenze”, bensì di marcate corrispondenze riscontrabili da Occidente ad Oriente, riguardo ad un concetto... quello della divina Parola creatrice... che nella Genesi è scandito con l'insistita ripetizione della frase “Dio disse” (Cfr. Gen 1,3.6.9.11.14.20.24.26.29).

Biblicamente, è attraverso la sua Parola (in ebraico Dābār) che Jahvè porta ogni cosa all'esistenza e, come abbiamo visto nella tappa “Dābār Jahvè”, questa sua Parola è una forza attiva e creativa, una potenza perfettamente efficace mediante la quale il Dio trascendente raggiunge gli esseri umani, realizzando attraverso di Essa i suoi disegni di salvezza.   
Inoltre, è significativo osservare come il fondamentale ruolo “creativo” della Parola di Jahvè venga particolarmente sottolineato anche nel Targūm palestinese (la versione della Bibbia ebraica scritta in quella lingua aramaica che era parlata anche da Gesù) nel quale le primissime parole bibliche [che nella Tōrāh ebraica sono scritte "In principio Dio creò il cielo e la terra" (Gen.1,1)] sono così trascritte: “Dal principio, la parola (in aramaico mëmrā) di Jahvè, con saggezza, creò e terminò i cieli e la terra”.

Per oggi ci fermiamo qui, ma questo nostro viaggio in parallelo sul "binario" della Parola divina, proseguirà anche nella prossima tappa: « Dal Suono... al Verbo divino ».

P.S. - Piste di approfondimento:
Nel mio blog "Diario di un monaco, discepolo di Swami Roberto" :
- In principio
- Fede "creativa"
- Lampada per i miei passi
- Suono unico ed inconfondibile
Nel mio blog “Sui sentieri del Vangelo di Giovanni” :
- Il Logos nel prologo giovanneo
- Dal Logos della filosofia... al Logos di Gv
- Cristologia giovannea del Logos
- Gli antecedenti del Logos giovanneo




Segue : « Dal Suono... al Verbo divino ».

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* Glossario:
- Brāhmana è un « termine sanscrito che significa “libri riguardanti il brahman”, e che indica i testi religiosi scritti in sanscrito, appartenenti alla letteratura vedica, cioè alla fase più antica della cultura indiana, risalenti ai secoli IX-VI a.C. Si tratta di manuali composti a uso delle diverse scuole di sacerdoti indiani (brahmani); si riferiscono ai quattro Veda e contengono indicazioni e commenti precisi sull'esecuzione delle diverse cerimonie religiose (riti, sacrifici, recitazione di preghiere) e sul significato simbolico degli atti in esse compiuti.» (Dizionario delle religioni orientali, Garzanti Editore 1993, Vallardi, p.39)
- Vāc. Nella tradizione vedica, il termine sanscrito Vāc, (o anche Vach, Vak) in quanto sostantivo ha il significato di "parola", "voce", o anche "suono"; Come nome, Vāc « è la shakti (principio femminile) di Prajapati, il “Signore della creazione”, che si serve di lei per creare l'universo: è attraverso la parola divina che gli elementi vengono alla luce ». (Dizionario delle religioni orientali, Garzanti Editore 1993, Vallardi)
- Veda. In sanscrito il termine Veda significa “sapienza”. I Veda costituiscono la rivelazione (śruti, letter. “audizione"). Secondo la tradizione hindū, infatti sarebbero stati redatti dai rsi (poeti ispirati, veggenti) in seguito a una rivelazione divina (o autorivelazione, secondo la tradizione più ortodossa) ottenuta durante uno stato di profonda meditazione. (Cfr. K.Friedrichs, Dizionario della saggezza orientale, Mondadori, Milano 2007, p.457)