« Non tenterete il Signore vostro Dio » (Dt 6,16)

Da alcune tappe stiamo rivisitando, da varie angolature, la concezione biblica di miracolo... ed ormai ci è dunque chiaro come la sua primaria caratteristica non sia tanto la "prodigiosità" di un determinato avvenimento, quanto invece il fatto che in esso sia riconoscibile un messaggio straordinario che Dio vuole comunicare all’essere umano… rispetto al quale l’eccezionalità dell’aspetto fenomenico passa in secondo piano.
Un ulteriore risvolto teologico della questione-miracolo, è messo in evidenza da un celebre ammonimento contenuto nel Deuteronomio: “Non tenterete il Signore, vostro Dio” (Dt 6,16).

Questa frase - nota per essere stata successivamente ripresa anche da Gesù (Cf. Mt 4,7) - esorta a non provocare Dio, come invece aveva fatto il popolo di Israele durante l’esodo nel deserto, quando Gli aveva chiesto dimostrazioni e miracoli palesando un atteggiamento "dubitativo" del suo Amore.

In realtà, l’autentica fede illustrata nelle pagine dell’Antico Testamento non ha nulla a che vedere con l’atteggiamento di chi pretende da Dio delle ulteriori prove miracolose della Sua presenza e della Sua forza (come se la magnificenza del creato e gli accadimenti della storia religiosa tramandata di generazione in generazione non fossero già sufficienti)...
Inoltre, tale fede non ha nulla a che vedere neanche con l’opportunismo di chi cerca avidamente il miracolo per accontentare quell’interesse personale che, quando si manifesta in modo egoistico, non viene certo soddisfatto da Dio.

In sostanza, la Bibbia stigmatizza l'atteggiamento di quanti – per svariati motivi - cercano il “meraviglioso in sé” anziché cercare innanzitutto Dio, e così si pongono in evidente contraddizione con la prospettiva di fede secondo la quale il fedele non deve primariamente cercare il miracolo, ma deve invece coltivare e fortificare la sua fedeltà al Signore, nella consapevolezza che Lui, provvidente e misericordioso, manifesterà poi la sua benevolenza nei confronti di coloro che Gli si dimostrano fedeli, e praticano la rettitudine.
E’ su queste basi che il fedele potrà poi "innestare" anche le sue richieste di aiuto rivolte a Dio nella preghiera, con la fiducia di poter ricevere da Lui ogni bene... e con la consapevolezza che il Signore può dare attuazione al suo provvidenziale piano di salvezza anche mediante dei fatti sensibili miracolosi che sfuggono alla normale prevedibilità degli accadimenti e si manifestano in modo straordinario rispetto al normale corso della natura.



Segue: "Ordinarietà" e straordinarietà del miracolo


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Pista di approfondimento:
Vedi il post "Qualche giorno fa..." (nel mio blog "Diario di un monaco, discepolo di Swami Roberto")