La Benedizione Divina

Nella tappa precedente abbiamo cominciato ad addentrarci nel concetto biblico di benedizione, iniziando a mettere in evidenza come, nel suo significato originario, si tratti in sostanza di un dono divino che favorisce la prosperità della vita, e che è espresso mediante la parola.

Nella concezione biblica, in assoluto è soltanto Dio che può benedire, perché Lui è la Sorgente della vita (Sal 36,10) da cui sgorga ogni bene. 

Ogniqualvolta le Scritture ci parlano di Dio stesso che benedice, ci stanno dicendo che Egli sta già realizzando il bene e la felicità “detti”... perché Lui comunica la sua divina Realtà alle persone o alle cose bene-dette (Gn 1,22.28; 2,3; cf. 9,1)... 

Biblicamente parlando, la Parola di Dio ha infatti in sé il potere di realizzare efficacemente ciò che comunica (cf. Is 55,10-11), per cui... quando il Signore benedice non sta soltanto auspicando il bene, ma lo sta già compiendo nella vita delle persone da Lui benedette.

Questa potenza divina è presente anche nella benedizione pronunciata da Gesù... cioè da Colui che nella prospettiva cristiana è l’ “incarnazione” della benedizione donata dal Padre nostro all’umanità, in quanto “frutto benedetto” del “grembo benedetto” di Miryam (cf. Lc 1,42).

Allo stesso modo in cui, nella concezione veterotestamentaria, il popolo ebraico mantiene su di sé la benedizione di Dio mediante il rispetto dell’Antica Alleanza e la celebrazione dei suoi riti…. è mediante il “calice della Nuova Alleanza” (cf. Lc 22,20) che il credente cristiano, durante la celebrazione eucaristica, riceve liturgicamente su di sé una primaria espressione della benedizione divina.



Segue: La Benedizione invocativa

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