Alcuni "tratti" neotestamentari dello Spirito

Nelle Sacre Scritture giudaico-cristiane lo “Spirito di Dio” è “Santo” (in ebr. “Qadôsh”, in gr. “Hagios”) ed opera con potenza nel mondo pur rimanendovi intrinsecamente trascendente... manifestando qui, nell'immanenza, l'assoluta e divina Realtà (cf. « Il “Sacro” nella tradizione biblica »).
Biblicamente parlando, quando ci si riferisce allo “Spirito” divino si intende dunque una “forza” che promana da Dio e opera nel tempo della nostra storia umana.
Nella concezione specificamente cristiana, lo Spirito Santo è Dio stesso presente e operante in questa dimensione quale forza divina che sostiene il credente al fine di aiutarlo a percorrere la via della rettitudine e a porsi in piena comunione con Dio.

Detto in altri termini... attraverso lo Spirito, il Dio invisibile e ineffabile non soltanto è vicino agli esseri umani, ma è proprio “dentro” di noi... perché il Suo Santo Spirito è ovunque e dunque, in ciascuno di noi, lo Spirito è Dio che "ci abita".

Gettando uno sguardo nell'epistolario paolino si riscontrano, tra gli altri, dei passaggi nei quali Paolo si riferisce allo Spirito di Dio come “Spirito di Gesù Cristo” (cfr. Rm 8,9; Gal 4,6; Fil 1,19)... facendo così emergere il punto di vista cristologico secondo il quale il Risorto opera nel mondo mediante lo Spirito Santo, che è anche il suo stesso Spirito.
D'altronde, nella prospettiva del Dio Uno e Trino, lo Spirito di Dio non può essere separato dal Padre e dal Figlio... pur se nel suo rivelarsi lo Spirito ha una sua peculiare “personalità”, diversa da quella che Gesù - vero uomo e vero Dio - ha manifestato con i suoi “tratti” divinamente umani, testimoniati dai Vangeli.

Poiché lo Spirito non è visibile, la sua peculiare azione si rende riconoscibile per i segni lasciati negli esseri umani, ovvero per le “impronte” di Grazia divina, liberante e trasformante, che cambia “da dentro” le loro umane esistenze... tant'è vero che proprio a questa realtà si riferisce una delle celebri promesse fatte da Gesù: “egli rimane presso di voi e sarà in voi” (cf. Gv 14,17).  

Non essendo raffigurabile... dell'invisibile Spirito di Dio è possibile parlare in maniera simbolica, e nella tradizione biblico-cristiana questo avviene mediante i grandi simboli dello Spirito, vale a dire l’acqua, il fuoco, l’aria ed il vento... usati per richiamare l'idea della sua presenza ed azione.

Tra gli autori del Nuovo Testamento, le due grandi figure che si distinguono quali teologi dello Spirito di Dio sono Paolo di Tarso e l'evangelista Giovanni.
Manifestando entrambi la peculiare visione cristiana che fa scaturire l'effusione di tale Spirito dalla resurrezione di Gesù... Paolo e Giovanni ne mettono in evidenza dei "tratti" differenziati:
- Paolo si sofferma soprattutto sulla funzione di trasformazione del credente (a servizio della comunità) che è operata dallo Spirito, ed è finalizzata a risvegliare l' "immagine e somiglianza" dello stesso credente con Dio;
- Giovanni mette in particolare risalto l'azione che lo “Spirito della verità” esercita nell'interiorità del credente per aiutarlo a cogliere la rivelazione di Dio in Cristo... in aggiunta all'azione con la quale lo stesso Spirito divino (in quanto Parakletos) soccorre il credente aiutandolo a far fronte alle prove richieste dall'autentica testimonianza cristiana (cf. per es. Gv 14,16-17: 15,26; 16,13).

Di queste due peculiari prospettive teologiche... paolina e giovannea... ci occuperemo nelle prossime tappe.


Segue: Uno sguardo... alla visione paolina dello Spirito

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