Un primo sguardo sulla "causa divina"

Nelle due tappe precedenti abbiamo visto che un semplice fatto “oggetto di meraviglia”, nella prospettiva religiosa viene riconosciuto come “miracolo” quando gli viene attribuita una “causa divina”, in base alla quale viene interpretato come un dono salvifico di Dio, un’espressione del suo provvidenziale Amore per l’umanità.
In una classica accezione del termine, il miracolo viene inteso come “un evento o fatto sensibile in cui si manifesta la potenza di Dio e che trascende sia l’esperienza umana che le leggi della natura” (Dizionario del Cristianesimo, Suppl. a Jesus – anno XXII – marzo 2000  - Edizioni San Paolo Milano, p.106)... laddove in genere è proprio l'idea di trovarsi di fronte ad un fenomeno che supera le cause e le leggi naturali, a far sì che tale fenomeno venga attribuito a Dio, vale a dire alla causa divina dalla quale proviene la forza superiore alla natura stessa.
Proprio questo è peraltro uno dei punti teologicamente spinosi, perché il “trascendimento delle leggi della natura”... oltre a portare alla scontata collisione con la mentalità razionalista-scientifica, che ovviamente non può ammettere qualcosa che vada al di là delle leggi naturali... è anche un fattore di divergenza tra le varie posizioni teologiche, che differiscono tra loro nella definizione del rapporto tra la soprannaturale “causa divina” del miracolo, e i suoi “effetti” nella natura:
Con svariate sfumature, queste posizioni sono comprese tra i due estremi contrapposti costituiti, da un lato, dai teologi che concepiscono il miracolo come un fatto empirico che vìola o comunque deroga/sospende le leggi della natura... e dall'altro lato, dai teologi che invece rifiutano l'idea che Dio sconvolga le leggi naturali che Egli stesso ha disposto e dunque intendono la causa divina del miracolo come un’azione operata da Dio “attraverso” le leggi di natura.
Senza entrare nel merito di queste differenti posizioni (con le quali avremo peraltro a che fare nel prosieguo di questo nostro percorso), noi adesso facciamo ritorno alle “radici” del Testo biblico, per rivisitare il modo in cui questi fatti oggetto di meraviglia sono presentati nei libri dell’Antico Testamento.
Così ci troveremo subito a constatare che, nella prospettiva biblica, la manifestazione sorprendente rispetto al corso ordinario della natura non è l'unico “indicatore” di quell'intervento divino che noi oggi definiamo miracolo.
Una speciale iniziativa divina può infatti essere riconosciuta anche in eventi che non hanno nulla di straordinario rispetto alle normali cause naturali, ma che possono comunque essere ritenuti miracolosi per le circostanze storiche del loro verificarsi o anche, “semplicemente”, per la fede in virtù della quale la comunità dei credenti – o anche il singolo fedele – può rendersi conto che Dio sta inviando un messaggio religioso straordinario attraverso un fatto di per sé ordinario, che però palesa delle caratteristiche particolari che possono essere riconosciute dallo sguardo religioso.



Segue: Parole "miracolose" nella Bibbia ebraica


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