Dopo esserci soffermati per un po' sul “terreno” teologico della fede in quanto causa del miracolo, torniamo adesso a focalizzare la nostra attenzione sulla fede intesa invece come suo effetto.
Questo effetto è tutt'altro che scontato, come si può per esempio evincere dai Vangeli, dove si possono rilevare alcuni dei classici motivi per i quali l'essere umano può “fare resistenza” al segno miracoloso rispondendo con l'incredulità anziché con la conversione interiore... fino a negare l'evidenza pur di chiudere gli “occhi” della fede.
Tra le possibili componenti di tale “resistenza” c'è per esempio l'ottusità spirituale (Gv 9,39-41), che si manifesta in coloro che restano imprigionati in un tradizionalismo incapace, per partito preso, di accettare qualsiasi novità divergente dallo status quo... al di là di quanto possa essere evidente il carattere divino di tale novità (cf. Gv 5,16; 9,16).
In altri casi, a favorire l'incredulità sono degli stati d'animo abitati da paura ed opportunismo: questo è quanto si evince per esempio nel brano in cui si legge che i capi dei sacerdoti e i farisei si preoccupano del fatto che i segni compiuti da Gesù gli favoriscano un seguito popolare socialmente “destabilizzante”, che rischia di provocare un intervento dei Romani che distruggerebbe il Tempio e la nazione giudaica (cf. Gv 11,47 s).
E lo stesso dicasi per il brano nel quale si legge che, a seguito dei segni compiuti da Gesù, “i capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù” (Gv 12,11).
Un altro fattore, primario, di incredulità... è costituito dall'umano egoismo, in base al quale alcuni per esempio coltivano l'orgogliosa presunzione di poter asservire Dio ai propri interessi materialistici... pretendendo dei segni per poter credere.
Il fatto che tali propositi restino inevitabilmente delusi (perché Dio non dà ovviamente soddisfazione all'egoismo umano) è uno dei fattori che favoriscono per esempio l'incredulità di quanti... dopo aver visto “andare a vuoto” la loro pretesa di mettere alla prova Dio (cf. Mt 16,1)... trasformano la propria insoddisfazione in incredulità (cf. le tappe “Per volontà divina... e non a comando”, “un caso esemplificativo”).
Questi sono solo alcuni dei fattori di incredulità evidenziati dai racconti degli evangelisti... ma già sono sufficienti per mettere in risalto come il principale “avversario” del miracolo sia sempre l'ego dell'essere umano, ostinatamente restìo a rinunciare ai suoi interessi materiali... e quindi non disposto a lasciare spazio a quelli divini dello spirito.
La decisiva lotta tra l'incredulità e la fede si svolge proprio su questo piano interiore... nel quale spetta al Sé individuale il compito di mettere a tacere le brame dell'ego, per dare invece voce alle “esigenze” della propria divina natura spirituale.
Per vincere questa lotta, il credente deve innanzitutto accettare la sfida di affrontare la rivoluzione interiore che si rende necessaria affinché la prospettiva dei “regni di questo mondo”, tanto cara al proprio ego... sia rimpiazzata dall'orizzonte del “Regno di Dio” che l'incarnazione del Verbo divino è venuta ad annunciare, e concretamente a realizzare... per ricordarci l'origine eterna del nostro spirito, e la via per fare ritorno alla “casa del Padre” (cf. Gv 14,2).
Di alcune fondamentali caratteristiche della “rivoluzione interiore” che si rende necessaria per realizzare in sé stessi questa “illuminazione”, ci occuperemo nella prossima tappa.
Segue: I Segni divini in quanto "appelli" alla conversione interiore
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