Per Volontà divina... e non "a comando"

Come abbiamo visto nelle tappe precedenti, i miracoli compiuti da Gesù nelle differenti situazioni, assolvono a delle funzioni di attestazione della sua identità divina, di liberazione dal male e di comunicazione del suo messaggio.
Il Cristo non compie alcun intervento prodigioso che si ponga al di fuori di questo ventaglio di significati, ed è in questa prospettiva che è possibile comprendere il modo in cui Lui risponde a chiunque gli richieda delle azioni miracolose sulla base di motivazioni diverse... come quelle che per esempio rientrano nelle aspettative degli increduli che pretenderebbero delle rassicuranti prove soprannaturali volte a “facilitare” la loro fede (Gv 2,18-19; 4,48)... degli avversari religiosi che vorrebbero provocarLo (Mt 12,38; 16,1-4)... o anche di coloro che vorrebbero indurLo a fare dei miracoli per Sé stesso, anziché per il bene degli esseri umani (Mc 15,29-32).
In questa prospettiva [di cui abbiamo già osservato il fondamento biblico percorrendo la tappa “Non tenterete il Signore vostro Dio” (Dt 6,16)], è possibile comprendere anche il comportamento di Gesù quando viene tentato dal “nemico di Dio”:
Nel Vangelo di Matteo (cf. Mt 4,1-11) tali tentazioni... nelle quali il diavolo Gli chiede di operare un miracoloso ed immediato benessere materiale (cambiare le pietre in pane), di affascinare mediante prodigi estemporanei (gettarsi dal tempio), di imporre un nuovo potere sui regni del mondo [(ottenuto prostrandosi a lui, “principe di questo mondo”(Cf. Gv 12,31; 14,30; 16,11)]... costituiscono un subdolo invito a quel messianismo terreno e spettacolare che avrebbe risposto alle aspettative popolari, ma che rientrava – per l'appunto – nella logica illusoria del diavolo e non certo in quella di Dio.
Opponendo un assoluto rifiuto a queste cosiddette “tentazioni messianiche”, Gesù rivela che la sua azione in quanto Messia è mirata unicamente alla “conversione interiore” dell'essere umano, e dunque l'abbondanza di beni annunciata dai profeti (cf. Is.25,6; 35,1-2-7) per i tempi messianici va vista unicamente in questa prospettiva spirituale... e non invece in quella prospettiva materialistica che darebbe soddisfazione alle mire egoistiche dell'essere umano.
Leggendo infatti “tra le righe” del brano di Matteo, si può rilevare come queste tentazioni messianiche rifiutate da Gesù alludano anche alle tentazioni che minacciosamente continuano ad incombere sulla “salute” interiore di ogni persona... ovvero l'aspirazione a un'abbondanza materiale egoisticamente appagante... l'avida ricerca del sensazionale e del “prodigioso” fine a se stesso... la brama di potere terreno... le quali sono un po' come delle “sirene” che incessantemente diffondono la loro suadente voce illusoria per indurre gli esseri umani a pensare “secondo la carne anziché secondo lo Spirito” (Cf. Rom.8,5 ss.).
Smascherando questa ingannevole mentalità materialistica... Gesù si rifiuta sempre di compiere dei miracoli “a comando”, evitando così di sottomettere la sua azione divina ad una qualsivoglia volontà che non sia quella del Padre... e sconfiggendo anche in questo modo ogni attacco proveniente dal “principe di questo mondo”.




Segue: Un caso esemplificativo

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Pista di approfondimento:
Vedi il post "Qualche giorno fa..." (nel mio blog "Diario di un monaco, discepolo di Swami Roberto")